Notizie pubblicate sul bollettino n° 9 del 4 febbraio 2002 dell'agenzia di stampa internazionale ADISTA

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Traduce in francese per Dionigi DUMAS.

http://www.geocities.com/alterinfo/Adista-9-Notizie.htm il testo in italiano

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Una "Strada" agli ostacoli. Il lavoro dell'approvazione

Il KIKO della discordia. Scheda sui fondatori del Movimento Néo-Catéchuménal

Numeroso "néo" nella chiesa. Come è visto il Movimento di Trieste della testa ai piedi...

...e come è, male, visto all'esteri,

Difficile di entrare: scrutati e spogli i pretendenti al Movimento

Difficile di uscire: intrappolati e ricatto verso i "forzati" del Movimento

Sacramenti in briciole: gli errori dottrinali dei Néo-Catéchumènes

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UNA "STRADA" AGLI OSTACOLI. IL LAVORO DI L'APPROVAZIONE

31211. ROMA-ADISTA. Il 2 gennaio ultimo lo dispone Adn-Kronos ha lanciato la notizia, ripresa il 3 gennaio in "Liberazion" e nel "Unità") di una riconoscenza ufficiale imminente della Strada néocatéchuménal, riportando dei sorgenti vaticanes che affermavano che erano approvate" "già" 2,500 delle 3,000 pagine di trascrizione, tredici volumi in tutto", contenenti i catéchèses utilizzati dal Movimento. Il problema alla base del processo di approvazione che trascina già da parecchi anni, consisti nel fatto che la Strada néocatéchumal non si ispira direttamente al Catechismo della chiesa Cattolica. Le catechiste della Strada utilizzano delle riproduzioni al ciclostile e delle registrazioni di conferenze di Kiko Argüello e Carmen Hernandez, fondatore e fondatrice del Movimento difatti. È trattato dai "Orientamenti per le squadre di catechiste per la fase di conversione", un testo che riproduce, dei nastri, alcune conferenze tenute da Kiko nel 1972, per le catechiste di Madrid, e dei "Orientamenti alle squadre di catechiste per l'iniziazione alla preghiera" che riporta, sempre a partire da supporti magnetici altri catéchèses di Kiko e Carmen, vicino ad alcune comunità di Madrid nel 1979 alle quali si aggiungono di altre conferenze fatte a Roma ed a Madrid tra 1977 ed il 1981.

Tenuta anche segreta, la diffusione massiccia del parola néocatéchuménale ha fatto in modo che il loro contenuto è adesso ampiamente conosciuto. Ed essi non sono poco numerosi quelli che crede che il contenuto di questi catéchèses stende il fatto che il Movimento è lontano dalla dottrina ufficiale cattolica.

Nessuna approvazione, riconoscenza solamente in parola

I néocatéchumènes non hanno ricevuto ancora nessuna approvazione ufficiale da parte del Vaticano: non c'è né un decreto di riconoscenza canonica del Consiglio Pontificale dei Laici, né una riconoscenza in quanto associazione di fedeli. Una riconoscenza esiste solamente come itinerario di formazione cattolica sopraggiunta con la lettera di Jean Paul II il 30 agosto 1990 a quello che era a questo momento presidente del Consiglio Pontificale per i Laici Paul Josef Cordes.

In questa lettera il papa scrisse: "riconosco lo Strada NC (néocatéchuménal, ndr) come un itinerario di formazione cattolica, convalida per la società e per i tempi moderni." Il testo non fu preparato dalla Segreteria di stato del Vaticano (delegato a preparare i documenti ufficiali), ma fu redatto in fretta in un stile non conforme ai Documenti del Vaticano. La lettera non fu letta dal Radio Vaticane, né pubblicata dal "Osservatore Romano.Fu riprodotta solamente negli Acta Apostolicae Saedis che raccolgono gli atti ufficiali della Santo Sede, ma, caso molto strano, con questo collocamento al punto,: "L'intenzione del Santo Padre, riconoscendo il CN (Strada néocatéchuménal) ndr) come itinerario valido di formazione cattolica non è di dare delle indicazioni costrittive agli Ordinarie del luogo, ma solamente di incoraggiarli e di considerare con attenzione i Comunità néocatéchuménales lasciando tuttavia al giudizio di questi stesso ordinari di agire secondo le esigenze pastorali di ciascuno delle diocesi." Una riconoscenza dunque fatta senza passare dagli organi competenti, senza avere verificato i contenuti dei catéchèses, senza avere approvato un Statuto, né pubblicata dall'organo della Santo Sede e ne più di un modo o di un altro "rinnegato" negli Acta. Di più non può avere di approvazione ufficiale ci di un movimento di laici che faccia astrazione dell'assenso della Congregazione per la dottrina della fede e del Consiglio Pontificale per i laici, dopo analisi dei catechismi e degli statuti.

Al Vaticano c'è quello che li studia...

Sono nel 1997 che Kiko rimise i catéchèses e cominciò la redazione dello Statuto. Ma i cardinali della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Consiglio Pontificale per i Laici dovevano faticare per avere i testi sotto gli occhi. Il Don Elio Marighetto, nel suo libro I segreti della strada néocatéchuménal", sostiene che "nel 1996 il Santo Padre Jean Paul II si era informato sulle affermazioni eretiche contenute nei "  Orientamenti alle squadre di catechiste per la fase di conversione e che da allora, sebbene senza prendere di posizione ufficiale, aveva cambiato radicalmente il suo giudizio sul CN. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha convocato parecchi volte Kiko, segnalandogli gli errori a correggere, e tenendolo costantemente sotto controllo. " Los mamotretos, siccome chiama gli abbozzi, dopo più di quattro anni, il libro porta la data di ottobre 2001, ndr) continuano di fare la navetta tra il Vaticano ed i " Villa ", residenza romana di Kiko e Carmen." Sul supplemento n. 1 del Foglietto settimanale della Parrocchia Felice Vergine Marie del Monte Carmel (Pe), Marighetto scritto inoltre che, dei catéchèses, "nel 1999, i responsabile del NC ne hanno rimesso solamente la metà che, parecchie volte corrette nelle espressioni considerate imprecise e non proprio ortodosse' sono state rinviate con differenti suggestioni di revisione e di adeguamento al C.C.C. (Catechismo della chiesa Cattolica, ndr). I Congregazioni Vaticanes hanno mandato a Kiko dei teologi, professori universitari di reputazione e dottrina bacini di ingrassamento per ostriche, per convincerlo di modificare la sua dottrina a proposito dell'Eucarestia e della Penitenza ma, fino ad adesso, sembra che non siano riusciti del tutto a fare cambiarlo parere nelle sue convinzioni ed ad indurrlo a correggere le sue dottrine. Lo Statuto è stato parecchi volte " recalé "."

...e che li appoggio

Aldilà a ciò che Marighetto sostiene, bisogna tenere tuttavia conto del sostegno di cui gode i néocatéchumènes al Vaticano. Già nel 1997, nel numero di marzo, "Gesù" riportava la notizia di una riconoscenza vicino al movimento, riportando le parole stesse del papa, pronunziato alla fine di gennaio di questo anno, durante un pubblico accordato ad un gruppo di catechiste néocatéchumènes. Al di là del patrocinio papale che bene che si sia indebolito a causa delle perplessità sopraggiunte, ha l'appoggio esplicito di mons. Stanislaw Rylko, segretario del Consiglio Pontificale per i Laici, lo stesso ministero di mons. Paul Josef Cordes, ciò che non è senza valore. Tra altri, la familiarità tra il papa e Kiko e Carmen sono sostenute anche di "L'Espresso", 13 giugno 1996 secondo cui il Hernandez ha un accesso libero a Jean Paul II a qualsiasi ora, stesso dopo cenare quando al Vaticano il silenzio è consacrato. Anche se è l'ora di coricarsi nel solaio, la mansarda che domina l'appartamento pontificale." L'anno scorso, durante il viaggio del papa in Terra Santa, i néocatéchumènes organizzarono la Messa che celebrò per i giovani sul Monte delle Beatitudini, ai dintorni del lago di Tibériade, Messa alla quale partecipò circa 100.000 persone.

Sono in ogni modo gli stessi néocatéchumènes ad ammettere che ci sono dei problemi dottrinali che ritardano l'approvazione dei loro statuti e dei loro catéchèses.

 

Sul sito www.geocities.com/Athens/Delphi/6919, tenuto per alcuni preti e laici uscii della Strada, si cita una della loro pubblicazione fatta in seguito ad un convivence di curati e di preti delle differenti regioni dell'Italia e dell'Albania, svolgendosi al porta San Giorgio (Ap) del 24 a 26 maggio 1999,; al punto 4 della pagina 113 di questo testo si legge: "abbiamo rimesso tutti i catéchèses alla Santo Sede fino all'iniziazione alla preghiera, catéchèses iniziali, primo scrutino, Shemà...), in tutto ci sono 2800 pagine dalle quali abbiamo rimesso già la metà alla Congregazione della Fede che li ha studiati facendoci delle osservazioni per che abbiamo fatto delle correzioni, abbiamo annotato i testi del Catechismo della chiesa Cattolica, abbiamo corretto queste espressioni che erano considerate imprecise o non proprio ortodossi."

Sulla riconoscenza ecclesiale dei néocatéchumènes il papa è intervenuto recentemente, il 17 aprile 2001, e ha scritto una lettera al presidente del Consiglio Pontificale per i Laici, il cardinale Francis Stafford. Dicendo di accesso che non è un processo facile dunque che riconoscere e di accogliere i carismi ", il papa ha augurato "la speranza di un felice risultato del procedimento, adesso cominciato verso la fase conclusiva.Jean Paul II ha tuttavia, tra le linee, anche invitate Kiko a sottoporsisi al ministero di Stafford di cui l'autorità è stata confermata completamente "nell'approvazione degli statuti suddetti, una volta che saranno redatti" debitamente. Avuto "debitamente riguardo al redatti" il papa si è dichiarato sicuro che il Consiglio Pontificale potrà contare "sulla collaborazione e sullo spirito di docilità filiale della Strada néocatéchuménal."

La fiducia del papa su una tale docilità ha dovuto trovare di corrispondenza concreta se dopo tanti anni e dopo tanti annunci di "fasi conclusive" l'approvazione auspicata non è arrivata ancora.

Di sorgenti vicine del Vaticano abbiamo appreso che all'inizio di dicembre sembra che un ennesimo tentativo di convincere Kiko di uniformare gli insegnamenti dei néocatéchuènes alla dottrina cattolica sia fallito. Il fondatore della Strada non si sarebbe presentato proprio al Vaticano all'incontro decisivo.

Durante i seguenti giorni, vescovi e cardinali tra che mons. Tarcisio Bertone, collaboratore di Ratzinger alla Congregazione per la Dottrina della Fede si è reso nella villa romana di Kiko per convincerlo di cedere sui due punti che sembrano creare difficoltà all'approvazione: penitenza ed eucarestia. Tra tempi, nel Movimento si è sparso la voce che l'approvazione arriverà di qui febbraio.

 

 

IL KIKO DI LA DISCORDIA. SCHEDA SU I FONDATORI DEL MOVIMENTO NÉO-CATÉCHUMÉNAL

31212. ROMA-ADISTA. Kiko Argüello, al registro di stato civile Francisco Argüello, classificato 1939, quando il papa, il 2 novembre 1980, si rese in visita nella parrocchia dei Martiri canadesi, raccontò di sé al pontefice: "Dio mi ha permesso di fare un'esperienza dell'assurdo, dell'ateismo, finché mi accorda misericordia." Una gioventù che culmina nella fuga della casa a 19 anni, nella conversione e nell'adesione ai Cursillos di Cristiandad, un movimento conservante cattolico nato in Spagna in 1944. Kiko, non completamente soddisfatto dell'esperienza nei cursillos, spostati per vivere tra le baracche di Palomeras Altas, in un tentativo di imitare Charles di Foucault. Nel 1964, dopo l'incontro con Carmen Hernandez decide di dare il semaforo verde alla Strada néocatéchuménal. Durante questi anni si manteneva con un stipendio di professore di disegno. Viveva al contatto dei mendicanti, barboni, drogati, leggevano loro la Bibbia, sempre corredata della sua chitarra, e difatti la chitarra, davanti a suonare dello stesso modo che il fondatore è un must per tutti i néocatéchumènes. I primi successi con le baracche ed i disperati della periferia di Madrid, ma anche gli insuccessi in due parrocchie della stessa città ("queste ultime erano per le persone buone, vaccinate. Una lunga strada era necessaria affinché si riconoscessero tanto peccatori", fu la sua parola, incoraggiarono Kiko che si stabilisce in 68 a Roma con Hernandez e, col permesso del vicario del papa di allora il cardinale Dell'Aqua, fondarono le prime comunità in Italia, vicino alla parrocchia dei Martiri canadesi, sostenuta per i padri sacramentins. Da allora la Strada ebbe un grande sviluppo: i dati parlano di al di là di 15 mille comunità in 4.550 parrocchie e 101 nazioni, con una presenza che da alcuni anni comincio a spargersi verso i Paesi dell'est dell'Europa che è diventata anche da un decennio una terra di missione per il Movimento.

I néocatéchumènes hanno tra altri perciò i loro propri seminari che prendono il nome di Redemptoris Madre. Il primo è nato nel 1987 a Roma, ma di numerosi altri sono stati fondati: a Varsavia, Medellín, Madrid, Bangalore, Newark, il Santo Domingo, I preti che escono di questi seminari sono mandati ecc. spesso all'esteri, specialmente in questi Paesi dove il processo di secolarizzazione chiede una nuova fase di evangelizzazione, per ex. i Paesi comunisti vecchi dell'Europa dell'est. Stesso dei laici soli, delle coppie, e spesso delle famiglie intere accettano di buon grado di andare in missione da parte del Movimento. Durante i grandi assembramenti organizzati dal Movimento, ci sono difatti delle centinaia di persone che si alzano in piedi, quando Kiko chiede al foule : " Y ha qualcuno di voi chi desidero portare l'acqua della fede nel deserto del mondo? Chi lo vuole si alza."

Quando Kiko incontrò Carmen Hernandez, aveva fatto il già professore durante circa 8 anni in un istituto missionario religioso. Giovane chimico, avendo un titolo universitario in teologia, Carmen era diventata religiosa ed era entrata nell'ordine delle Carmelitane Scalzate. Dopo circa anni aveva chiesto di potere ottenere i v.ux solenni. Sognava di partire per l'India ma, racconta dono Élio Marighetto nel suo libro I segreti della strada néocatéchuménal", "non è stata ammessa ai v.ux solenni", sembra, raccontando si un poco più anteriori "perché incapace di ubbidire." "Negando di uscire dell'ordine", visse a Barcellona, vivendo nelle baracche, col carico di formare una squadra e di mandarlo tra gli indiani della Bolivia, per la missione che c'era là.

Formando una prima squadra, "si stabilisce a Madrid con lo stesso scopo. Andò ad installarsi a 500 metri della baracca di Kiko e si occupava come operaia che lavora in fabbrica e come donna di servizio." Tra le sue letture preferite c'erano il teologo Louis Bouyer ed il bibliste Xavier Léon Dufour di cui le concordanze bibliche fanno furore dentro al Movimento adesso. Conobbe Kiko per il s.ur Pilar "e restò sorpresa di vedere pregare questa comunità di mendicante. A partire da questo momento non pensò più alla Bolivia e non si separò mai da Kiko.

NUMEROSO "NÉO" IN LA CHIESA. COME È VISTO IL MOVIMENTO DI TRIESTE DI LA TESTA AI PIEDI...

 

31213. ROMA-ADISTA. Dentro alla Strada è chiamata "i faraoni": quelli dei vescovi che, per differenti ragioni, ma che possono risalire spesso ad alcuni elementi comuni, oppongono fermamente alla diffusione della Strada néocatéchuménal, v. notizie precedenti, nella loro diocesi. Il vecchio Egitto sembra allora reddito alla moda, a giudicare del numero di vescovi che oppongono al Movimento.

Se a Roma, la città dove ha avuto luogo l'inizio della loro espansione italiana, e dove i discepoli di Kiko godono dell'appoggio del papa, il Movimento néocatéchuménal fa furore, 1 parrocchia su tre vede la loro presenza, in altre città dell'Italia e dell'Europa le cose per essi non vanno con la stessa facilità. Sono numerosi i vescovi ed i cardinali che hanno preso una posizione dura contro la Strada difatti.

Nel 1987, v. Adista 58/87, il vescovo di allora a Brescia mons. Bruno Foresti vietato che siano fatte degli annunci del notizie catéchèses nella sua diocesi, l'annuncio è la prima forma di proselitismo che è condotto dai néocatéchumènes che organizzano un ciclo di incontri di catéchèses per gli adulti senza fare riferimento esplicito alla Strada. Foresti in luglio di' 87 avevano rialzato così, nell'esperienza néocatéchuménale, "che c'era una visione pessimista dell'uomo, un clima di schiavitù psicologica, una certa atmosfera di exclusivisme, una certa identificazione con la chiesa stessa ed un certo discredito per la religiosità degli altri", al di là dell'irregolarità e della lunghezza delle liturgie, la sottrazione di preti alla diocesi ed il gioco di prestigio del dovere di ubbidire al vescovo che chiama direttamente al papa. Il 2 maggio 1990 il vicario generale di Foresti, mons. Virgilio Olmi, durante un intervento alla quarta assemblea del Consiglio presbytérale diocesano indicò alcuni criteri pastorali, v. Adista 48/90, per sormontare meno in parte l'interdizione per il Movimento di operare per la diocesi.

A Torino il card. Giovanni Saldarini ha messo il Movimento, ne che gli emette nel 1995 un decreto, alla riga v. " Il Regno n. 12/95. Nello stesso anno, il 25 marzo, a Firenze il card. Silvano Piovanelli mandò una lettera a tutti i preti delle diocesi per metterli in guardia dell'eccessiva tendenza all'egemonia ed al settarismo del Movimento nelle parrocchie, v. " Il Regno n. 15/95. Il  " Espresso, 13 giugno 96, riportando alcune duro dichiarazioni sul néocatéchumènes,: "si credono migliore che gli altri", "impongono la loro presenza siccome l'unica veda per vivificare la chiesa", "dividono le comunità parrocchiali con le rigide chiusure, delle incomprensioni e dei sospetti." Sempre nel 1995 il padre passionista e professore di teologia Enrico Zoffoli, pubblicò un volume che raccoglieva una grande quantità di documenti e di testimonianze sui néocatéchumènes e che si intitolava "Verità sulla strada néocatéchuménal" in che sollevava soprattutto dei dubbi a proposito dell'ortodossia degli insegnamenti di Kiko e Carmen, v. Adista n. 51/96. La lettura del testo produsse alcune considerazioni influenti: l'arcivescovo di Lecce, mons. Cosmo Francesco Ruppi, detto del libro,: "spero che possa sensibilizzare di visu il nostro card. Presidente che è... vicino al S. Padre"; mentre il vescovo di Trieste, mons. Lorenzo Bellomi, rivolgendosi all'autore, commentò: "resto stupefatto che il S. Sede, con tutti i mezzi nel suo possesso, non possa conoscere la realtà che denunciate. Tutto ciò che avete scritto mi impressiona e ne parlerò coi miei fratelli vescovi." Lo stesso Bellomi nel marzo 1989 decise di emettere alcune direttive, pubblicate nel 1990 in "Palestra del clero" alle pagine 377-380, per uniformare i catéchèses di ogni parrocchia, quella dei néocatéchumènes compresi, ad un stesso progetto. Molte chiamate alla Santo Sede ed al card. Camillo Ruini restarono senza frutto, è vero che questo stesso presidente del Cei rimproverò Zoffoli, invitandolo "fermamente" a non sostituirsi agli Organi competenti ed a non emettere, stesso con le domestiche intenzioni, dei giudizi personali e prematuri su degli argomenti che riguardano l'ortodossia di realtà ecclesiali, o direttamente del Santo Padre."

A Palermo, il 22 febbraio 1996, come ultimo atto di governo anteriore la sua pensione, il card. Salvatore Pappalardo promulgò un testo, col titolo " Chemin néocatéchuménal. diocesi e parrocchie "che vieta a quelli che segue Kiko di continuare dire la messa delle gruppi porte chiuse, e stesse di celebrare la serata pasquale isolata del resto dei fedeli, v. " il Regno n. 9/96.

Il primo dicembre 1996 la Conferenza episcopale pugliese scrisse un " Note pastorale ai preti "nella quale è analizzato in modo molto severo alcuni aspetti del Movimento, per esempio il fatto che la Strada dà i suoi catéchèses " sans inserisce in campionario ai piani pastorali del Cei e delle diocesi "; criticando anche talvolta la  " excessive uniformità del liturgia " poussé fino all'inferiori particolarità", il rapporto dei néocatéchumènes con la parrocchia, il ruolo dei preti dentro al Movimento. Al riguardo degli scrutini celebri, condotti dalle catechiste laiche per valutare il mûrissement degli aderenti alla Strada, i vescovi invitavano i responsabile ad evitare "tutto ciò che può dare l'idea di un procedimento inquisitorio" e stabilendo perentoriamente che le catechiste che "in occasione degli scrutini per i diversi passaggi devono astenersi di intervenire nei campi più intimi della coscienza." Finalmente vietavano celebrare la messa riservata, il sabato ed a Pasqua, per le comunità néocatéchuménales soli, obbligando la Strada ad aprire le sue proprie celebrazioni a tutta la comunità parrocchiale.

Poco giorni dopo, il 18 dicembre 1996 mons. Pietro Nonis, vescovo di Vicenza mandò una lettera ai curati della sua diocesi, ne che chiede loro di "inserire la Strada nel piano parrocchiale", di fare in modo che il presenza néocatéchuménale sia una delle possibilità offerte, sottomettendo il principio dei nuovi catéchèses "alla notizia ed all'approvazione del vescovo." Poi Nonis decretava la difesa di celebrare la messa privata.

Il 10 dicembre 1997 l'arcivescovo di Torino di allora, il card. Giovanni Saldarini mandò una lettera a dono Gino Conti, autore del libro "Un segreto svelato", di stile molto critico verso il Movimento néocatéchuménal scrivendo che questo libro "costituisce un'eccellente documentazione per tutti quelli che vuole conoscere stile e la dottrina del Movimento Néocatéchuménal ed egli invita ad un atteggiamento di attenzione critica per certi allontanamenti. Un libro a fare conoscere."

L'arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, in un'intervista accordata cattolico "Tè Tablet" al settimanale inglese il 29 ottobre 1999, v. Adista n. 81/99, introduci altre cose, affermava non dividere il fatto che i néocatéchumènes conducono una vita liturgica separata di quella della comunità parrocchiale: "sono pronto ad accettare che un gruppo néocatéchuménal abbia la sua serata pasquale per due o tre anni; la parrocchia può apprendere di lui e può rendere le serate più viventi. Ma dopo i néocatéchumènes devono unirsi alla parrocchia. Ciò che non è accettabile questo è che devono avere una liturgia speciali anni dopo anni." Si arriva così nel dicembre 2001 quando l'arcivescovo di Catania, mons. Luigi Bommarito scritto ai néocatéchumènes (e, per notizia, a tutti i preti della diocesi, una duro lettera che condanna di numerosi aspetti del Movimento, v. numero 10 locale unito a questa.

In Italia alcuni preti e laici uscii del Movimento néocatéchuménal raccontano i retropalchi della Strada su Internet.

L'indirizzo: www.geocities.com/Athens/Delphi/6919. Il sito è attrezzato di una ricca documentazione e riporta delle larghezze partite dei catéchèses segreti.

...E COME È, MALE, VISTO A LO STRANIERO,

31214. ROMA-ADISTA. Ma l'opposizione al Movimento néocatéchuménal, v. notizia precedente, supera ampiamente le frontiere nazionali. Nel 1996 la strada si interruppe in Inghilterra. Il card. Basil Hume, primate della chiesa cattolica dell'Inghilterra si rifiutò di ordinare quindici seminaristi preti di formazione néocatéchuménale, v. Adista n. 67/96 e "Gesù" gennaio 1997. La motivazione fu che questi seminaristi, una volta ordinata, avrebbero avuto come punto di riferimento, più del loro proprio vescovo, i capi della loro comunità, creando così di problemi dentro alla diocesi. L'anno prima, v. Adista n. 55/95, era a mons. Meryn Alban Alexander, vescovo di Clifton, di vietare la diffusione del Movimento dentro alla sua diocesi. Nel marzo 94 lo stesso Alexander aveva promulgato un decreto che imponeva per dodici mesi di restrizioni forti al Movimento: nessuno nuovo catéchèse, più di serata pasquale o messa del sabato si separato dal resto della comunità ecclesiale. Alla fine di 96, v. Adista n. 79/96, nella diocesi di Clifton fu pubblicata i risultati di un'inchiesta sul Movimento voluto dal vescovo attraverso una commissione, presieduta da Tom Millington, membro del Lord Chancellor's Department, ed intronizzata in gennaio dello stesso anno. Una tale inchiesta si servì di incontri coi membri del Movimento, curati, preti, parrocchiani. I conclusioni non furono incoraggianti per i discepoli di Kiko: nessuna nuova vitalità portata nelle comunità parrocchiali della Strada, ma al contrario divisioni e danni portati dall'introduzione dell'esperienza nella diocesi ed in comunione col vescovo.

Un articolo di un'estrema durezza contro il Movimento, definito senza mezzo misura, "setta cattolica", sembrò nei "Sunday Time" il 23 aprile 1995, firmato da Lesley Thomas. In questo si diceva che alcuni che ne erano usciti parlavano "di matrimoni accomodati, dei lunghi interrogatori da parte delle catechiste, teste autoritarie della setta."

Ed una pietra sul Movimento è stata messa anche a Berlino, sempre nel 1996, in giugno, quando il cancelliere tedesco di allora Helmut Kohl, v. Adista n. 71/96, bloccò la cessione di un campo al Movimento néocatéchuménal. Approfittando per il fatto che in questo periodo Jean Paul II era in visita pastorale in Germania, mons. Paul Josef Cordes (vicepresidente del Consiglio Pontificale per i Laici e sponsor dei néocatéchumènes) carico ad personam per l'apostolato delle comunità della Strada, convinto di ottenere comodamente l'appoggio di Kohl aveva pensato fare un "piccolo regalo" al Movimento ed al papa, facendo porre al pontefice la prima pietra di una nuova seminario Redemptoris Madre. Ma ciò andò male, tanto con Kohl che col capitolo della cattedrale di Berlino, guidata dal card. Georg Sterzinsky che non istradò la costruzione del seminario per mancanza di fondi. Dichiarò in questo periodo al suo vicario generale, mons. Roland Steinke: "Non sentiamo attribuire qualche significato speciale al comunità néocatéchuménale. Nella chiesa ci sono dei gruppi di sinistra e dei gruppi di destra, e tra questi perciò i néocatéchumènes. Le proporzioni devono essere salvaguardate."

 

DIFFICOLTÀ DI ENTRARE: I PRETENDENTI AL MOVIMENTO SONO SCRUTATI E SPOGLI

31215. ROMA-ADISTA. Quando progettò la Strada néocatéchuménal Kiko Argüello partì dell'idea che il battesimo appena promosso nei fondi battesimali è come un seme non evoluta, questo è perché ha bisogno di essere coltivato da una strada speciale, chiamato da lui Néocatéchuménal diviso in parecchie fasi. La prima è quella kérigmatique: le catechiste del movimento annunciano l'inizio di un corso di catéchèses per adulti in parrocchia. Spesso dei manifesti sono affissi nei quartieri manifesti con le iscrizioni del tipo "Dio ti amo" molto spesso, ammobiliate per qualche immagine sacra, una signora con bambino dipinge per Kiko sé. Durante i catéchèses non si parla mai dell'adesione possibile dei partecipanti ad un nuovo movimento, al contrario, i catéchèses sono condotti senza che non si faccia mai allusione alla Strada.

Dopo circa due mesi è il primo "Convivence", o durante una fine settimana i partecipanti ai catéchèses fanno una pensione spirituale durante quale si propone l'adesione alla Strada. Quelli che decidono di restare fondano una comunità. Dopo la fase del précatéchuménat che verifica la taglia della fede dei membri del gruppo, c'è il "passaggio al catéchuménat." Durante questa fase si avvera il redditio o mi racconto pubblicamente la sua propria strada di conversione seguì del traditio, il dovere di convertire persone all'esterno della comunità. Passando dall'elezione che è il tempo dei catéchèses più profondi, finalmente si arriva al rinnovo delle promesse battesimali in che si prende di nuovo coscienza della realtà del battesimo. I passaggi di una fase all'altro non è automatico, ed i tempi variano anche molto secondo il caso. I giudici senza chiamata del mûrissement nella fede dei membri soli della comunità non fanno gli i preti che hanno un ruolo molto marginale nelle comunità ma le catechiste che condizionano il passaggio ad un livello superiore della strada al superamento di un scrutino. Lo scrutino è un'interrogazione pubblica al corso del quale la catechista può cercare di penetrare più i candidati nella loro sfera l'intimo e personale. Sono numerosi a lamentarsi del tono inquisitorio delle interrogazioni delle catechiste, giudici delle coscienze che esigono delle confessioni pubbliche complete. Dicono a quello che resta davanti a che è come se parlava davanti alla croce del Cristo: non può mentire, non può omettere nessuna particolarità. Capita spesso che uomini e donne siano spinti a dire tutto ciò che pensano davanti ai loro propri amici e membri della famiglia.

Per sopra tutti i tuoi membri della Comunità sono invitati a rinunciare a tutto ciò che chiamano "idoli" che talvolta, al di là del denaro o del sesso, possono essere anche l'attaccamento alla famiglia, agli interessi, alla carriera, ed a dare il decimo da parte del loro reddito alla Comunità, per mostrare che non sono sottomessi a "mammon" di cui parla il vangelo. Ma molto sono indotti anche a dare alla Strada i loro beni familiari di valore considerevole.

 

DIFFICILE DI USCIRE: INTRAPPOLATI I "FORZATI" DEL MOVIMENTO SONO VITTIME DI RICATTO

31216. ROMA-ADISTA. Sul metodo educativa dei néocacéchumènes, v. notizia precedente, si è fermato il settimanale "Avvenimenti" che il 18 ottobre 1995 ha pubblicato alcune testimonianze degli anziano aderenti al Movimento: "Ho fatto due scrutini ad alta voce, davanti a 60 persone che non hanno l'obbligo del segreto. Le catechiste ti dicono che sei davanti alla croce, devi parlare di te, di ciò che eri, dei tuoi idoli, in che modo e se li hai domati. E tu cominci a parlare. Ma ciò non basta, l'interlocutore mette sempre più il dito al fondo, vuole sapere le cose più profonde; quando ho detto che la mia vita era stata vissuta per i bambini e per il marito che cercavo di amare come un fratello in Cristo adesso, mentre au inizio lo temevo un poco e ne ero dipendente, mi ha risposto: " tu non ama tuo marito ". Raffiguratevi a che punto il giudizio del maxicatéchiste, il mormorio dei fratelli, il marito che diventa rosso di furore." Dentro al Movimento, di più, le catechiste predicano una morale molto rigida al riguardo della sessualità: vietano non importo quale metodo contraccettivo, quella "naturale" ivi compreso, che la chiesa cattolica ha sempre ammesso, perché i néocatéchumènes credono che si deve affidarsi totalmente alla volontà di Dio. Senza eccezioni. Nello stesso numero di "Avvenimenti" un altro testimone denunciò: "Quelli che sono nella Strada pagano un prezzo elevato. Una madre di sei bambini che rischiava la sua vita con un altro figlio, " devant aprirsi alla vita è morto. Il marito è tuttavia nella pace."

C'è poi l'avvenimento di Augusto Faustini, romano, néocatéchumène "pentito", e precisamente per ciò lontano per la sua stessa famiglia, perché dentro al movimento ciascuno ha l'obbligo di evangelizzare i propri membri della sua famiglia, ma se non indovina spesso la vita in comune familiare è compromessa irrimediabilmente. Faustini ha scritto un schienale recentemente, del titolo "La ragnatela" in che racconta la sua esperienza ed attraverso lei, tenta di dare una valutazione completa della strada: "Mentre passano gli anni, gli adepti diventano un gruppo fisso, granitique, capace di imporre l'obbligo di sposarsi dentro al gruppo ("endogamie"), dicendo esplicitamente: "sposate le ragazze dell'Israele." Chi si fidanza con una ragazza o con un ragazzo esterno alla setta, non è lasciato tranquillo finché non costringerà l'altro ad entrare anche nel loro Movimento. Chi non riesce nel suo tentativo sarà costretto di abbandonare il "paradiso néocatéchuménal", ma con le atroci sofferenze psicologiche, perché il fratello sarà stato convinto che non può avere solamente di vero cristianesimo autentico ci che coi catéchumènes! La stessa cosa arriva per gli sposi. Quando uno dei due congiunti è stato reso fanaticamente schiavo della loro organizzazione (cosa che arriva più spesso di quanto non si creda), vanno fino a fare viverli separati a vita (divorzio di fatto) se l'altro congiunge non apprezzo la "comunità": e è ciò che è arrivato a quello che scrive. Il giorno del 27 aprile 1992 a 17 ore, nella chiesa di S., Leonardo Murialdo, anticamente S. Tito, via Pincherle, una traversa di viale Marconi, zona sud di Roma, il curato di allora incaricati, padre Domenico Paiusco mi ordinò di vivere il resto dei miei giorni lontano dalla mia casa, dei miei figli e della mia donna perché, con la mia opposizione all'organizzazione Néo catéchuménale avevo opposto alla chiesa Cattolica! La decisione era stata presa dalle più grandi "catechiste" della diocesi di Roma ed era irrevocabile! Gli ho detto che mio, e suo, vescovo di settore, l'aveva pregato di fare il contrario, ma rispose che ubbidiva solamente alla sua coscienza, difatti ubbidiva alla cima dell'organizzazione!). Nessuno ebbe il coraggio di opporre ad una tale decisione: né la mia donna, né i miei figli, né mons. Inchioda, il vescovo di Settore!." Stesso per quello che non ha genitori dentro alla Strada uscire del Movimento non è molto facile. Faustini sottolinea il legame di dipendenza che si crea coi membri della Comunità, affilato per il fatto che conoscono i segreti più intimi, rivelati nelle confessioni pubbliche. Se qualcuno lascia, lo fa nella riprovazione generale e, se non abbandona del suo proprio capo, è emarginato completamente dai suoi vecchi amici. Non mancando di toni minacciosi. Faustini cita le parole contenute negli scritti di Kiko: "Diventerai un uomo disgraziato, non servirai più a niente, perché se solamente eri come quelli che non ha conosciuto il catéchuménat e non sanno niente, allora ti alieneresti con la Televisione o diventeresti socio di Roma e partiresti con una grande illusione vedere giocarla ogni domenica. Ma sei stato segnato al fuoco e ciò nessuno può togliertelo.Ed egli insiste: "Se partite, il sangue di Gesù Christ per la nostra testimonianza ricadrà su voi."

SACRAMENTI IN BRICIOLE: GLI ERRORI DOTTRINALI DEI NÉOCATÉCHUMÈNES

31217. ROMA-ADISTA. Tra gli errori dottrinali che si rimprovera alla Strada néocatéchuménal ci sono soprattutto le teorie di Kiko Argüello e Carmen Hernandez sull'eucarestia e la penitenza. Dentro al movimento si relativizza l'importanza della presenza reale del Cristo nell'eucarestia, la transustanziazione, questo essere-a-dire la trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Gesù, rispetto alla presenza spirituale di Gesù, piena come l'unica realmente importante perché segno del mistero pasquale della risurrezione. Parlando del pensiero di Kiko sull'eucarestia dono Élio Marighetto, nei suoi libro "Segreti della strada Néocathuménal", affermi: "Se non c'è cambiamento di sostanza (transustanziazione) ma solamente di senso in vista della celebrazione (transfinalisation), allora nei frammenti eucharistiques restante, non ci sarebbero più la presenza del Cristo, perché questi smetterebbero di simboleggiare la sua presenza. Non dovremmo preoccuparci per le briciole ed ancora meno di conservare le ostie dopo la celebrazione. Kiko e Carmen non comprendono e dunque rifiutano la transustanziazione che non spiega, ma descrive il mistero che accettiamo in un atto di fede. (.) Kiko e Carmen credono che la presenza reale di Gesù negli specie eucharistique agisce solamente nella celebrazione. Per essi non ci sono più di presenza reale di Gesù nel  " hostie, ed ancora meno nei " fragments ") dopo la celebrazione: di conseguenza quello che li adora fuori la messa è a disapprovare." E difatti dono Elio racconta che dentro alle comunità non si preoccupa di raccogliere le briciole del pane dedicato.

Sulla penitenza è conosciuto adesso come i néocatéchumènes mettono essenzialmente l'accento sulla confessione comunitaria e pubblico dei peccati, piuttosto che sulla confessione fatta al prete. Di più nella confessione comunitaria appartiene alla catechista e non al prete, ad interrogare ed a guidare spiritualmente i membri della Strada. Marighetto afferma che per Carmen "il peccato ha solamente una dimensione sociale e, la conversione dovrà riguardare dunque, anche la società. Secondo lei, l'offeso, non è Dio ma la Comunità, e sarà poi la Comunità a scusare ed ad assolvere. La cosa, tuttavia, non è importante perché in Gesù siamo stati scusati già." Per i fondatori del Movimento, spiega più anteriore Marighetto, la dimensione reale del peccato è sociale e mai individuale; inoltre, insegue, "per Kiko l'uomo sarebbe costretto a peccare: la sua natura non gli permetterebbe di compiere bene il. Il suo sforzo per correggersi sarebbe vano dunque." Tra altri i fondatori della Strada hanno una concezione radicalmente pessimista sulla possibilità dell'uomo di evitare male l'e di potere scegliere liberamente nella loro vita, per ciò, detto Marighetto "secondo Kiko e Carmen, la conversione non consiste tanto in dispiacere di avere offeso Dio e nell'intenzione di correggersi, ma semplicemente nella riconoscenza, anche pubblica, degli errori commessi e nella fiducia totale nel potere salvifico di Gesù Risorto. Di conseguenza non si dovrebbe insistere sulla Penitenza perché la Santità non è possibile."

 

 

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