lettera A KIKO ARGUËLLO

		 analisi dei comunità " néo-catéchuménales "

					 per

			 Monsignore Luccica Alberto Luna Tobar. Ocd,

			 arcivescovo di Cuenca (Equatore))

 

					 ***

Fratello molto amato,

		 ho ricevuto da parte dei dirigenti dei Comunità néo-catéchuménales dell'Equatore un invito a partecipare, con voi e di altri responsabile maggiori del Néo-catéchuménat, ad una riunione a Santo-Domingo. Parecchie ragioni importanti mi spingono a scrivervi, tanto per scusarmi della mia assenza che per ringraziarvi molto sinceramente del vostro invito ed anche per darmi una forma di presenza per mezzo di questa lettera che voglio sincero, di buona fede ed in ogni punto conforme alla preoccupazione pastorale che si aspetta di un vescovo.

		J'ai trovati, in questa arcidiocesi che il Signore mi ha confidato undici anni fa, una presenza proprio impressionante dei comunità néo-catéchuménales ed una parte importante del clero secolare e regolare che li serve e si c'implicando intimamente. Ho sempre considerato che, nelle città, i nuovi movimenti apostolici sono un segno dei tempi molto importanti e che costituiscono un arricchimento della pastorale di insieme purché riesca ad integrare la loro presenza nella chiesa locale per l'obliquità della vita parrocchiale.

		Puis, col tempo, ho cominciato a provare delle correnti divergenti e degli atteggiamenti che pongono domanda alla chiesa locale e la sua organizzazione; e queste difficoltà provenivano di posizioni sostenute dai gruppi del Néo-catéchuménat e particolarmente per alcuni uni dei loro dirigenti; dei preti molto vicini della Strada si mirano a prendere la loro distanza e delle persone che ne avevano vissuto l'esperienza l'abbandonarono in modo spontaneo seguito alle esigenze quasi schiavistiche vissute nei gruppi dove si sono ritrovati. Ho vissuto queste realtà con dolore e ne non è preoccupato senza che ciò affetta il mio rispetto per questo movimento che trasporta dei valori ammirevoli; ma, confesso che sono entrato seriamente in stato di questionnement personale e ho tentato di trovare delle soluzioni consultandovi voi stessi. catéchètes itineranti e dirigenti che ammiro. tanto per uscire dei miei dubbi che per schiarire i punti che presentano un'incidenza maggiore sulla pastorale di insieme e di cui devo preoccuparmi in precedenza come vescovo.

		Des persone di grande fiducia, di una saggezza provata, di un grande preoccupazioni pastorali, che conosce profondamente il vostro movimento e gli essendo appartenuto o appartenendogli ancora, animati anche di un buonsenso critico che arricchisce il loro discernimento, mi hanno incoraggiato ed illuminato per comporre questa lettera come un amico, un fratello ed un pastore. A queste persone, tutti dei preti, offro i miei ringraziamenti per il loro zelo ed il loro spirito libero. Potere contare su essi, credo, è un dono di Dio per una diocesi, per un raggruppamento o un movimento apostolico. Coi loro consigli e la loro luce, voglio dirvi, a voi Kiko ed ai vostri collaboratori più vicini, ciò che troviamo di positivo e di negativo nel Néo-catéchuménat, affinché si possa lavorare in modo più opportuno a certi cambiamenti di atteggiamenti e stesso di posizioni dottrinali, se no vuole universalizzare il movimento e purificarlo di influenze più particolarmente europee che, nelle nostre terre benedette, sono rigettate sempre più.

		LE Positivi

- Il suo rituale e la sua musica aprono delle vie comunitarie evidenti. Creano un'atmosfera devota e trascinando. Avremo ancora qui alcune osservazioni che tempereranno questo elemento positivo per un certo timore al piano pastorale.

		LE Negativi

- Di discernimento arriviamo in questo momento a ciò che costituisce più forte critico di un fratello. Nelle mie conversazioni con certe catechiste, da alcuni anni, ho formulato questo question : " jusque dove va' la strada? ". Si mi è dato sempre una risposta molto personale e, per questa ragione, mi sempre sono ritrovato davanti ad un vuoto, come se erano presi tra, da una parte una grande ammirazione per il valore della strada e per quelli che cammina lì e, altro parte, una grande incertezza nei confronti il suo vero pensiero teologico e spirituale. Questo è un punto che esige una seria revisione dottrinale da parte dei responsabile del Néo-Catéchuménat. Appoggiandomi su delle ricerche molto serie dei miei collaboratori pastorali che, sono in un modo o nell'altro molto vicino alla strada néo-catéchuménal, vi suggerisco una revisione teologica di tutto ciò che possiamo conoscere come essendo la vostra posizione dottrinale :

    1. Un costante divorzio tra la coscienza personale e le realtà sociali. Si interessa al passo della persona ed al suo avanzamento senza guardare la sua situazione in una società che ha bisogno lei anche di essere salvata e battezzata.
    2. Un'esaltazione superficiale ed esclusiva del Parole : questo è lei che illumina la persona convertita, senza per questo interessarsi all'articolazione della fede affinché diventi carità e solidarietà comunitaria.
    3. Una lettura fondamentalista della Bibbia con un accento nettamente orientato sulla sua capacità di provocare in me una conversione personale. Ma l'enigma rimane in quanto all'intervento di Dio nella mia vita, e si trova non ci nessuno legame col mio mezzo sociale e comunitario.
    4. Una visione morale rigorista della vita che va dell'individualismo soddisfa dal compimento meccanico dei comandi, soprattutto del sesto comando. ossessivamente. fino ad un accomodement di una moltitudine di ingiustizie istituzionali, politiche, professionali.
    5. Un condizionamento autoritario che annulla la libertà o, tutto almeno, diminuiscila e l'accorcia in bene delle circostanze. Abbiamo fatto allusione alla presenza impressionante delle persone di Kiko e Carmen che costituiscono come la dottrina ed il potere di una chiesa parallela. Se qualcuno se ne dissocia, conosce già la risposta che egli recevra : " le strada non è per te ". Non si potrà mai ammettere questo carisma attribuito alle persone che il comunità néo-catéchuménale ha dichiarato " dogmes di fede ". Questo è un punto capitale a rivedere ed a cambiare.
    6. Consideriamo che ci sono molti vuoti, di distorsioni dottrinali e di mancanze intenzionali di fondamenti teologici nella presentazione dottrinale del Néo-Catéchuménat. Abbiamo menzionato già un disprezzo evidente per la teologia che non è quella dell'Europa. Non c'è nessuno legame dottrinale con la cultura, con l'epoca presente e le sue manifestazioni. Il " Croix glorioso ", ed il " Serviteur di Yahvé non è dei segni e delle espressioni di speranza ma di tortura. Il posto che si fa alla paura ed al demonio supera le più sane dottrine ed entri nella linea di una puerilità paurosa se no spersonalizzata. Non si conosce nel Néo-Catéchuménat la parola giustizia. La fede è più vicino al karma che la grazia.

 

***

 

Ho rivisto queste note con molto dolore. Sono molto sincere e sono nate dell'amore pastorale con che ho sempre guardato la strada néo-catéchuménal. Talvolta, provando a fare astrazione di me stesso e negandomi io stesso, mi susseguo si reso conto che la Strada si presenta, almeno nella mia percezione, come una chiesa parallela. L'ho provato particolarmente nelle domande che necessariamente pongono nel caso così grave della formazione dei preti e del loro incardination al movimento. Per quale Chiesa questi preti sono formati e chi servono essi? Il Catéchuménat? La chiesa? Credete bene, cari Kiko e Carmen che quello che vi scrive è stato formato in modo rigide : carme scalzato. Ho conosciuto dei " exceptions e li sempre ho criticati perché non arrivavo a vederli come ecclesiali. Scusatemi la sincerità rigorosa, e stessa a certi momenti molto severi, di questa lettera di un fratello.

 

DIAKONIA, no 66, giugno 1993,

UCA. NUCARAGUA, C.A,

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